Verso la fine di Settembre, prima della vendemmia delle uve bianche, i migliori grappoli di Trebbiano e Malvasia vengono
raccolti e trasportati in vinsantaia, un locale sottotetto in cui le finestre restano sempre aperte per favorire la circolazione d’aria. Qui vengono appesi a lunghe catene e, grazie al particolare microclima di Volpaia caratterizzato da inverni freddi e asciutti, appassiscono fino a Febbraio, quando raggiungono la concentrazione desiderata che garantirà al Vinsanto un elevato grado alcolico ed un buon tenore di zuccheri residui. Le uve appassite vengono quindi pigiate e il mosto ottenuto, dopo una chiarifica naturale, viene travasato nei tradizionali caratelli di rovere insieme alla madre, cioè alla feccia del Vinsanto che è stato appena tolto da quei caratelli. La madre permette l’avvio di una fermentazione molto lenta, che può durare 5 anni, durante i quali si sviluppano i caratteri tipici del Vinsanto del Chianti Classico. Al termine di questo periodo, il Vinsanto viene separato dalla madre, illimpidito e imbottigliato.
Il vino della messa.
Molte sono le teorie sull’origine del nome di questo vino ma più probabilmente il nome deriva dal fatto che il Vinsanto viene usato durante la messa. Il Vin santo di Volpaia è ottenuto dalla pigiatura, a Febbraio, delle uve passite di Trebbiano e Malvasia, maturate poi su lieviti autoctoni per almeno 5 anni. L’appassimento e l’affinamento avviene nella Vinsantaia, un sottotetto dove le forti escursioni termiche consentono una naturale evoluzione del Vinsanto.